problema risolto, capitale libera![]()
talebani per sempre, IMHO
se li ha mandati tutti da te a ponte di nona in fin dei conti sticazzi.
mors tua vita mea!!!
Ora non so precisamente ma comunque la Costituzione si occupa anche di salute, certo, è un diritto fondamentale
btw, riassuntone. Mi raccomando le reazioni dei baciapile
Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità della norma della legge 40, che è entrata in vigore dieci anni fa e che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. "Sulla questione è necessaria una condivisione con il Parlamento", è stato il commento del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. "Sono questioni che non si può pensare di regolare con un atto di tipo amministrativo, ma necessitano una condivisione più ampia, di tipo parlamentare. Alla luce delle motivazioni della Consulta - annuncia il ministro - al più presto comunicheremo la road map per l'attuazione della sentenza".
Per il ministro Lorenzin, "l'introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo mediante decreti". Inoltre, "ci sono alcuni aspetti estremamente delicati - sottolinea Lorenzin - che non coinvolgono solamente la procedura medica, ma anche problematiche più ampie, come ad esempio l'anonimato o meno di chi cede i propri gameti alla coppia e il diritto d chi nasce da queste procedure a conoscere le proprie origini e la rete parentale come fratelli e sorelle".
Legittimità. Dopo aver affrontato la questione della conservazione degli embrioni, della diagnosi preimpianto e del numero di embrioni da impiantare nell'utero materno, per la seconda volta la Corte era stata chiamata a giudicare la legittimità costituzionale di quella che è stata definita dagli avvocati difensori delle coppie la norma 'simbolo' della legge 40, cioè il divieto di fecondazione eterologa. Nel maggio 2012 la Corte Costituzionale decise di restituire gli atti ai tribunali rimettenti, per valutare la questione alla luce della sopravvenuta sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla stessa tematica.
Cosa cambia. Con la decisione presa oggi dalla Corte Costituzionale sulla legge 40 cade innanzitutto il divieto di fecondazione assistita eterologa, previsto dall'art. 4 comma 3 della legge, che riportava: "È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo". Cadono anche, di conseguenza, i due incisi che recitano entrambi "in violazione del divieto di cui all'art. 4, comma 3", cioè del divieto di eterologa, previsti nei commi 1 e 9 dell'art. 9, che resta ovviamente immutato per le altre parti e per i suoi contenuti, compreso il divieto di disconoscimento di paternità in caso di eterologa. Incostituzionale, infine, anche l'art. 12 comma 1 sulle sanzioni: "Chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente, in violazione di quanto previsto dall'articolo 4, comma 3, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300.000 a 600.000 euro".
Le reazioni. Sconcerto e preoccupazione per la decisione della Consulta sono stati espressi dalla Pontificia Addademia della vita che teme per le conseguenze che potranno derivarne. La dichiarazione di illegittimità costituzionale del divieto di eterologa "suscita molto sconcerto e gravi perplessità, perché questo divieto determinava una serie di garanzie soprattutto per il nascituro, a tutela della chiara identità dei genitori, con le relative responsabilità. La possibilità che ci sia una terza figura, spesso maschile, quindi una distinzione tra paternità biologica e una affettiva e sociale nella stessa coppia crea dei problemi", ha detto monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita. "Questa è l'ultima picconata, probabilmente la più grave, ad una legge che non è più quella che è stata approvata dal Parlamento", ha commentato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita. Di parere opposto l'avvocato Filomena Gallo e Gianni Baldini, legali del procedimento di Firenze, i primi a sollevare il dubbio di legittimità costituzionale sull'eterologa, e rispettivamente Segretario dell'Associazione Luca Coscioni e docente università di Firenze. "La sentenza di oggi - commentano - che ha cancellato il divieto di eterologa ha valore di legge e non è oppugnabile. Da oggi non potrà mai più essere emanata dal Parlamento una legge che prevede il divieto di fecondazione di tipo eterologa".
Trenta sentenze nel tempo. Quello che riguarda la fecondazione eterologa è solo l'ultimo mattone di una legge, la 40 del 2004, smantellata pezzo a pezzo da decine di sentenze. Complessivamente, tribunali civili, tribunali amministrativi regionali e la Corte Costituzionale si sono pronunciati già 30 volte sul testo. Nel maggio 2004, appena due mesi dopo l'entrata in vigore della Legge 40, il tribunale di Catania negò il diritto ad eseguire la diagnosi preimpianto a una coppia portatrice di betatalassemia.
Un mese dopo, il tribunale di Cagliari consentì a una coppia di effettuare un'interruzione di gravidanza, con riduzione embrionaria, ottenuta con tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma), affermando che non vi è differenza tra gravidanza da Pma e gravidanza naturale. Nel 2005, ancora il tribunale di Cagliari sollevò la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 13 della legge nella parte in cui non consente di accertare, mediante la diagnosi preimpianto, se gli embrioni da trasferire nell'utero della donna siano affetti da malattie genetiche. Ma nel novembre 2006, la Corte costituzionale dichiarò manifestamente inammissibile la questione, senza entrare nel merito delle motivazioni. Nel 2007, il Tribunale di Cagliari e quello di Firenze hanno consentito l'accesso alla diagnosi preimpianto a due coppie.
Nel 2008, il Tribunale amministrativo regionale del Lazio annulla per eccesso di potere un passaggio delle Linee guida emanate dal ministero della Salute sulla Legge 40 in quanto ritenuto non coerente con quanto previsto dalla legge stessa. In questo modo, il Tar conferma quanto già scritto nella norma che prevede possano essere effettuate indagini cliniche diagnostiche sull'embrione. Risalgono allo stesso anno due ordinanze del Tribunale di Firenze relative all'articolo 14, commi 1-2 e 3 della legge, relativamente al divieto di crioconservazione degli embrioni soprannumerari, alla necessità di creazione di un numero massimo di tre embrioni e all'obbligo di impianto unico e contemporaneo di tutti e tre i suddetti embrioni. Il 1 aprile del 2009, una sentenza della Consulta dichiara l'illegittimità costituzionale proprio dell'articolo 14 commi - 2 e 3 della Legge 40, cancellando il limite dei tre embrioni e l'obbligo di impianto contemporaneo di tutti gli embrioni prodotti.
Dopo i pronunciamenti dei tribunali di Milano e Bologna, ancora nel 2009, si è arrivati al 2010 con due ordinanze del tribunale di Salerno che consente alla coppia ricorrente di accedere alla diagnosi preimpianto e di vedere impiantati solo gli embrioni che non presentassero mutazioni genetiche. In particolare, l'ordinanza ha un rilievo particolare perché per la prima volta viene riconosciuto alla donna "il diritto al figlio...". Nel 2010 seguiranno altre sentenze dei Tribunali di Firenze e Catania; nel 2011 si pronuncia solo una volta il Tribunale di Milano. Nel 2012 arriva invece l'ordinanza 150 della Corte costituzionale che riunisce i procedimenti dei tribunali di Firenze, Catania e Milano che basano il dubbio di legittimità costituzionale formulato sul divieto di fecondazione eterologa sia sulla violazione della Costituzione sia su una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Nelle motivazioni della Corte si legge che la cancellazione del divieto di fecondazione eterologa nel nostro ordinamento non crea vuoto normativo.
Nell'agosto dello stesso anno, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per violazione dell'articolo 8 della Carta Edu e a un risarcimento della coppia ricorrente, portatrice di fibrosi cistica, per il negato accesso alla diagnosi preimpianto. Nel novembre del 2012, il tribunale di Cagliari stabilisce che, in caso di impossibilità da parte di una struttura pubblica di fornire l'assistenza necessaria nell'ambito delle procedure di Pma, la coppia ricorrente possa ricorrere a una struttura privata convenzionata, oltre a poter accedere alla diagnosi preimpianto e alla crioconservazione degli embrioni soprannumerari. Questa sentenza, insieme a quelle successive dei tribunali di Firenze, Milano e Catania del 2013 che sollevano dubbi di legittimità sugli articoli 4 e 13 della legge, verranno discussi il prossimo 8 aprile dalla Corte costituzionale. Sempre nel 2013, si sono pronunciati anche il tribunale di Firenze e quello di Roma, quest'ultimo ordinando l'immediata applicazione della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 2012. Il 14 gennaio e il 28 febbraio di quest'anno, infine, si è nuovamente pronunciato il tribunale di Roma sui ricorsi di due coppie, sollevando questione di legittimità dell'articolo 1 della Legge 4, perchè in contrasto con quanto previsto dalla Costituzione, chiedendo un nuovo parere della Consulta. Parere che è arrivato oggi, accogliendo i ricorsi e cancellando il divieto di eterologa.
L'INDAGINEGino e Crodino...Cassintegrati, ma lavorano in nero
La Finanza scopre truffa milionaria
Trovato un registro parallelo chiamato «Gino e Crodino». Sospetta evasione per 6 milioni
La cosa non mi sorprende, la crisi è fortissima ma qualcuno ha pensato bene di approfittarsene.
Gino e Crodino![]()
Anni fa ebbi l'ardire di scrivere che, per alcune categorie, la cassa integrazione era una vera e propria benedizione, perché con il lavoro in nero da affiancarci si lavorava di meno e si guadagnava di più.
Ovviamente venni crocifisso in sala mensa (cit.) dai difensori del proletariato sfruttato e oppresso.
Ora credo che mi farò un crodino...![]()
Questi però sono imprenditori che chiedevano la cassa integrazione e facevano lavorare i dipendenti lo stessoAnni fa ebbi l'ardire di scrivere che, per alcune categorie, la cassa integrazione era una vera e propria benedizione, perché con il lavoro in nero da affiancarci si lavorava di meno e si guadagnava di più.
Ovviamente venni crocifisso in sala mensa (cit.) dai difensori del proletariato sfruttato e oppresso.
Ora credo che mi farò un crodino...
E infatti il proletariato resta sfruttato e oppresso.Anni fa ebbi l'ardire di scrivere che, per alcune categorie, la cassa integrazione era una vera e propria benedizione, perché con il lavoro in nero da affiancarci si lavorava di meno e si guadagnava di più.
Ovviamente venni crocifisso in sala mensa (cit.) dai difensori del proletariato sfruttato e oppresso.
Ora credo che mi farò un crodino...
Avevano oltre 140 operai che lavoravano con una media di 10 ore al giorno, ma per l'Inps erano in crisi tanto da aver ottenuto la cassa integrazione per un totale di oltre 61 mila ore. Così a pagare i lavoratori impiegati in cantieri da commesse milionarie, era lo Stato. Questo il sistema adottato da una famiglia di imprenditori di Riese Pio X, con quattro società attive nel settore della carpenteria metallica, finita nel mirino della guardia di finanza che ha smascherato il metodo, che loro stessi avevano battezzato: «Gino e Crodino ».
E non c'era solo la truffa ai danni dell'Inps nel business plan del gruppo imprenditoriale. Due delle società di famiglia infatti, nel 2010 e 2011 avrebbero anche messo a segno un'evasione fiscale milionaria, «dimenticando» di dichiarare al fisco entrate per oltre 6 milioni di euro.
A tradire gli indagati, un file nascosto nelle cartelle di un pc, trovato in una delle sedi delle società e chiamato appunto «Gino e Crodino», nel quale veniva tenuto il registro del lavoro effettivo degli operai. Nei guai un imprenditore 50enne, il nipote 30enne e uno straniero legale rappresentante di una delle società del gruppo, considerato dagli inquirenti una testa di ponte. L'indagine ribattezzata «Ammortizzatori di ferro», iniziata nel luglio del 2013 e conclusasi nel febbraio scorso, ha portato alla luce una truffa che rappresenta un «unicum» nel suo genere, come l'hanno definita gli stessi inquirenti. Il sistema si basava sulla comunicazione all'Inps di fittizie giornate lavorative e ore di sospensione dal lavoro. Ma era solo un trucco. I finanzieri, guidati dal tenente Barbara Femminilli, a fronte di buste paga che certificavano la sospensione dal lavoro degli operai, hanno trovato i file dove venivano invece registrate le ore effettive. Alla fine in busta paga venivano registrate 56 ore lavorate che venivano pagate regolarmente dall'azienda e 112 ore di cassa integrazione che erano invece pagate dall'Inps.
In questo modo l'azienda, poteva accumulare provviste finanziarie con le quali venivano pagate successivamente le ore in nero dei 143 dipendenti. Oltre ai 143 lavoratori che percepivano indebitamente la cassa integrazione, i finanzieri hanno scoperto anche 8 operai completamente in nero. Così gli imprenditori sono riusciti ad incassare erogazioni Inps per oltre 350 mila euro e a evitare di pagare i contributi previdenziali ai dipendenti in cig. «E' la prima volta che scopriamo una truffa sulla cassa integrazione di questo tipo – spiega il comandante provinciale della guardia di finanza, il colonnello Giuseppe De Maio -. Con questo sistema, gli imprenditori erano in grado di accaparrarsi appalti pubblici e commesse consistenti, potendo offrire prezzi più che vantaggiosi a danno delle altre aziende concorrenti ». I tre imprenditori devono rispondere anche di evasione fiscale e di omessa e infedele dichiarazione dei redditi per non aver dichiarato circa 6 milioni di euro di ricavi. Le indagini avrebbero inoltre accertato che due delle società in questione, lavorando in subappalto, emettevano fatture per prestazioni di servizi alla ditta appaltatrice senza addebito Iva. Non avrebbero quindi versato all'Erario 600 mila euro di Iva, 130 mila euro di Irap e ritenute d'imposta per oltre 195 mila euro. La guardia di finanza, ha chiesto al gip l'emissione di misure cautelari di tipo patrimoniale e cautelativo, a cominciare dal sequestro di beni per un valore equivalente alla cifra evasa.
però, a parte il caso specifico, è vero che succede Vitor, sia con la CIG che con statali e parastatali
da un mio amico lavora un piastrellista in nero, epperò c'ha anche la busta paga delle FS![]()
bella gnocca, tra l'altro.
mi riferisco al tenente della gdf
See ciao pep...
Rileggi l'articolo e fatti due conti:
Lo stipendio dei dipendenti era pagato in parte dall'azienda e in parte dall'INPS, stessa cosa per i contributi, poi c'era il nero (non l'utente eh?Alla fine in busta paga venivano registrate 56 ore lavorate che venivano pagate regolarmente dall'azienda e 112 ore di cassa integrazione che erano invece pagate dall'Inps.
In questo modo l'azienda, poteva accumulare provviste finanziarie con le quali venivano pagate successivamente le ore in nero dei 143 dipendenti. .) che con i risparmi derivanti dalla cassa integrazione, permetteva all'azienda di pagare di più i propri dipendenti spendendo addirittura di meno.
Alla faccia dello sfruttamento...![]()
guarda che in cassa integrazione mica prendi il 100% dello stipendioSee ciao pep...
Rileggi l'articolo e fatti due conti:
Lo stipendio dei dipendenti era pagato in parte dall'azienda e in parte dall'INPS, stessa cosa per i contributi, poi c'era il nero (non l'utente eh?) che con i risparmi derivanti dalla cassa integrazione, permetteva all'azienda di pagare di più i propri dipendenti spendendo addirittura di meno.
Alla faccia dello sfruttamento...
C'è scritto che il resto veniva pagato in Gino & Crodino: stessi soldi per il dipendente, meno oneri per il boss => profit per tutti.
L'INPS, visto anche lo stato nero delle sue casse, sta comunque intensificando e parecchio i controlli relativi alle somme erogate in CIG e Solidarietà.
anche se controllassero le presunte malattie non sarebbe male
la mia vicina di casa (figlia di sindacalista) ogni volta che ha bisogno di "tempo da dedicare a sé stessa" si mette in malattia
cioè lo dice proprio apertamente eh
il mese scorso ha comprato un tavolo che non ci stava in cucina ed andava modificato, quindi si è presa 3 gg di ferie per sistemarlo. Il suo compagno stessa cosa, così le ha dato una mano![]()
Taci va che va meglio cosi, che il medico fiscale costa piu' che pagare il dipendenteanche se controllassero le presunte malattie non sarebbe male![]()
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non ce la faremo mai![]()