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  1. #70726

    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    Se vabbé.
    "Il meno preparato è un ingegnere"


    Scusa se magari un leader politico ha come requisiti fondamentali il saper mettere due parole in fila.
    Si è visto che una volta tolto dal suo ambiente di clacque adorante, balbetta cose senza capo né coda.
    Veramente è chi non ha capito le cose che ha detto che ha grossi problemi di comprendonio. E' evidente che nella concitazione di un discorso non tutto possa filare come in un trattato di filologia, ma attaccarsi anche a questo significa proprio odiarlo in modo viscerale.

    Tra l'altro, per rimanere in questo forum, ci sono errori grossolani di grammatica dappertutto, uno che se la tira abbastanza da maestro ha scritto poco fa un post con "qualcun'altro" con l'apostrofo, e tra il dire e lo scrivere c'è già una mediazione in più, quindi una maggiore possibilità di evitare errori. Pertanto la vecchia abitudine di guardare prima la propria trave dell'altrui pagliuzza resta molto di attualità.

  2. #70727
    Shogun Assoluto L'avatar di Necronomicon
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    Predefinito TITANIC (il transatlantico del BS)

    Io lo voterei il tuo stronzo, pin

  3. #70728

    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Citazione Originariamente Scritto da Jaqen Visualizza Messaggio
    L'idea migliore l'ha avuta Milano Marittima in romagna.

    Si è inventata l'idea della "città europea in fiore" ed ha dato in "appalto" ad un sacco di altre località turistiche e non dell'intera europa le varie aiuole del paesino (rotonde, aiuole, sezioni di giardino e che dir si voglia), così se una è tenuta male: "ah la colpa è di quelli di quel posto là". Alcune sono poi davvero belline (il contro è che altre sono di un kitsch orrendo )
    questa è un'idea carina, decisamente meglio che infilare un cartello con scritto "qui lasciamo crescere le erbacce"

  4. #70729
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    poco ci manca che i magrebinz ci caghino dentro per concimare

  5. #70730
    Chiwaz
    ospite

    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Citazione Originariamente Scritto da Callaghan Visualizza Messaggio
    Veramente è chi non ha capito le cose che ha detto che ha grossi problemi di comprendonio. E' evidente che nella concitazione di un discorso non tutto possa filare come in un trattato di filologia, ma attaccarsi anche a questo significa proprio odiarlo in modo viscerale.

    Tra l'altro, per rimanere in questo forum, ci sono errori grossolani di grammatica dappertutto, uno che se la tira abbastanza da maestro ha scritto poco fa un post con "qualcun'altro" con l'apostrofo, e tra il dire e lo scrivere c'è già una mediazione in più, quindi una maggiore possibilità di evitare errori. Pertanto la vecchia abitudine di guardare prima la propria trave dell'altrui pagliuzza resta molto di attualità.
    "E allora gli altri?"



    Aquistare, cuadro, coscenza, transizzione. Ciapa!

  6. #70731
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Da dire che anche il politico di professione non é che sia un grande oratore, semmai é un grande interprete.
    Ai TG le dichiarazioni sono registrate, quindi decine di ciak fino a farla perfetta. Nei talk vari hanno solitamente domande già stabilite e hanno sempre dietro (leteralmente) una o due persone che si occupano solo della comunicazione . Nei comizi/manifestazioni i discorsi sono già scritti (spesso da altri).
    Poi ,anche lì, ci sono sempre casi si incapacità dialettica cronica fuori norma , per carità.

  7. #70732
    Chiwaz
    ospite

    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Ma cosa stai dicendo?

  8. #70733
    Il Nonno L'avatar di Asphalto
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    prematurata a destra?

  9. #70734

    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    decine di ciak per le dichiarazioni?

  10. #70735
    Il Nonno L'avatar di Asphalto
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    A striscia ma anche su blob fanno vedere (da tempi immemori) una caterva di "back stage" delle tornate di dichiarazioni dei vari schieramenti ai mic di tutte le testate (parlo delle dichiarazioni giornaliere) con errori o incartamenti vari seguiti da nuovi take .
    Chiwaz sistemati l'embolo

  11. #70736
    Chiwaz
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Dipende, non è sempre così. Se stai girando quelle interviste-spot ci può stare, se è un servizio ti tagliano e bon, è difficile che ti facciano rifare o comunque non più di una volta.
    Di dichiarazioni cazzate se ne sentono tutti i giorni.

  12. #70737

    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    "E allora gli altri?"



    Aquistare, cuadro, coscenza, transizzione. Ciapa!
    Va beh ma te sei leghista, è normale

  13. #70738
    Shogun Assoluto L'avatar di Lo Zio
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    punto per callaghan

  14. #70739
    Chiwaz
    ospite

    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Licenza di strafalcioni

  15. #70740
    Shogun Assoluto L'avatar di Mr Yod
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Citazione Originariamente Scritto da PinHead81 Visualizza Messaggio
    Competenze tecniche non è mandatorio che le abbiano (vedi discorso laurea), l'esperienza non è indispensabile (vedi sciikimiki), ora anche un minimo di oratoria è gradita ma non necessaria praticamente, se stasera mi scappa da cagare, posso presentare il mio stronzo in parlamento e i requisiti sulla carta (igienica) li avrebbe?
    Dipende: deve essere almeno maggiorenne.

  16. #70741
    PinHead81
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Mah, i 18 li superava

  17. #70742
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Bel reportage dal Messico di Osorno, autore di questo libro: http://www.amazon.it/Z-La-guerra-dei.../dp/8883732367

    Spoiler:
    Messico, la sorgente massacrata dai narcos
    di Diego Enrique Osorno

    Ottocento chili di cocaina provocarono l’assalto e la distruzione di Allende, un paesino di Coahuila, in cui i narcos del gruppo degli Zetas trasformarono i ranch in campi di sterminio. Il tutto coperto dal silenzio ufficiale.

    Per dieci giorni, tra domenica 26 gennaio e mercoledì 5 febbraio 2014, quasi un centinaio di funzionari pubblici di Coahuila lasciarono le proprie scrivanie e realizzarono un lavoro di campo inusuale per indagare cosa fosse accaduto a decine di persone sparite in questa regione del nord est del Messico. L’ambiziosa operazione ufficiale ha riguardato ispezioni forensi ad una cinquantina di case, negozi, carceri, ranch e tenute abbandonate così come interrogatori e ex sindaci, ex commissari e ex segretari di undici paesi e città vicini alla frontiera con gli Stati Uniti.

    Nonostante questo, la crociata governativa si è conclusa nella confusione e tra i reclami di un settore della stampa interessata al tema, e dubbi sull’efficacia da parte delle organizzazioni locali che rappresentano i familiari degli scomparsi.

    Anche se parteciparono le polizie statali, federali, soldati e ufficiali della marina, dell’operazione fu incaricato un reparto del governo di Coahuila creato nel 2012, il cui nome, molto lungo, riassume la tragedia che ha sofferto questo Stato che è il primo nella lista di denunce e sparizioni forzate nel Paese: ‘Subprocuraduria para la Investigacion y Busqueda de Personas No Localizadas, Atencion a Victimas, Ofendidos y Testigos de Coahuila‘ (Reparto della Procura per la ricerca di persone non localizzate, assistenza alle vittime, alle persone colpite e ai testimoni di Coahuila). In questa storia lo chiameremo semplicemente ‘reparto della procura’ e basta.

    Uno dei luoghi nei quali si focalizzò il reparto operativo fu Allende, un piccolo municipio ubicato nella regione de ‘Le cinque sorgenti’, nota con questo nome per le enormi fonti d’acqua nel mezzo della pianura. Nel marzo del 2011 questo paese di 20mila abitanti soffrì un massacro sui cui solo ora le autorità stanno indagando. Commandi degli Zetas quella primavera saccheggiarono e distrussero una cinquantina di edifici e sequestrarono 300 persone, secondo i calcoli della task force. Tutto questo accadde nel silenzio e sotto copertura ufficiale.

    Sulla strada

    Colombia si trova a 257 chilometri da Monterrey. Colombia è il nome che diede il governo di Carlos Salinas de Gortari ad una comunità creata nel 1992, per restituire a Nuevo León un piccolo pezzo della frontiera del Messico con il Texas, la cui maggiore estensione è condivisa tra Tamaulipas e Coahuila. All’arrivo a Colombia (Nuevo León) bisogna prendere la Ribereña, una strada angusta che costeggia la riva del fiume Bravo sul versante messicano. A est lasciamo Nuevo Laredo, Reynosa e Matamoros: a ovest si trovano Guerrero, Piedras Negras e Ciudad Acuña.

    La prima cosa che si trova ad ovest di Colombia – anche se sembra strano perché qui non c’è mare – è un Posto Navale di Sicurezza. Decine di case di campagna addossate al ciglio della Ribereña furono alzate dalla Marina Armata, che rafforzò la sua presenza dal 2012. Ufficiali della marina nati a Tabasco, Campeche, Veracruz e altri Stati tropicali sono accampati qui o fanno la guardia nelle trincee collocate alla metà del monte. Altri controllano le poche persone che passano da questa strada sulla quale si sono verificati decine di scontri tra convogli dei narcos e le forze ufficiali tra il 2010 e il 2013, anche se sono ancora di più gli scontri che non sono stati resi pubblici. Dopo il Posto Navale c’è il monte, bruciato dal sole, che anche in inverno sferza le piante di yucca e i cactus che costituiscono la vegetazione locale.

    Di tanto in tanto appaiono cartelli che annunciano l’ingresso a ranch La Dueña, San Isidro, Los Apaches, La Burra, Arroyo Seco y Don Óscar. Ci sono anche costruzioni in rovina di organismi pubblici o privati con le pareti bucate dagli spari. Se la Ribereña è occasionalmente un campo di battaglia, i ranch contigui possono essere zone di approvvigionamento, allenamento, travaso o rimesse clandestine. Sembrerebbe che solo raramente siano ranch comuni dedicati alla semina e coltura del raccolto.

    Durante il lavoro della task force, il reparto della Procura trovò quattro fusti industriali e varie tracce di vestiti consumati dalle intemperie in un pendio, sul ciglio della Ribereña, all’altezza di Guerrero. Questi barili erano serviti come forni crematori improvvisati dalla mafia della regione per far sparire i corpi delle vittime. Ai soldati piace usare metafore gastronomiche nella loro narrativa. Se a Sarajevo si parlava delle ‘macellerie’ orchestrate da Radovan Karadžić, a questi rudimentali inceneritori gli Zetas hanno dato il nome di ‘cucine‘. Sul ciglio della Ribereña, tra Colombia e Piedras Negras, l’unico insediamento urbano è costituito dal gruppo di case di Guerrero. Per il resto, accanto a questa strada non abita nessuno e a tratti sembra di essere su Marte. Gli unici esseri umani che si lasciano vedere ogni tanto sono dei tipi vestiti con abiti arancioni che lavorano per Geokinetics, la compagnia di esplorazione delle risorse di gas di scisto (schale gas) esistenti.

    Questo idrocarburo abbonda qui, nascosto sotto le pietre e finora non sfruttato commercialmente, ma potrebbe generare elettricità. Dal 2010, il gas di scisto ha avuto un exploit, soprattutto negli Stati Uniti, dove gli specialisti lo chiamano ‘il gas di moda‘ o il ‘gas del futuro’. Per poterlo sfruttare c’è bisogno di due cose: il permesso del governo messicano e molta acqua. Con la recente riforma energetica i permessi stanno arrivando; in quanto ad acqua, nella regione de ‘Le cinque sorgenti‘ è tanta quanta la paura. Mentre gli uomini ‘arancioni’ tengono d’occhio pazientemente il suolo in cerca di pietre che permetteranno un business energetico di milioni di dollari, anche gli impiegati del reparto della Procura guardano a terra, ma in cerca di resti umani che diano pace a una regione angosciata dalla guerra dei narcos.

    Dopo aver percorso 144 chilometri di Ribereña, da Colombia (Nuevo León) arriviamo a Piedras Negras, (Coahuila).

    Piedras Negras

    A Piedras Negras parliamo con alcune persone che sono servite da testimoni al reparto speciale. Alcuni di loro lo considerano uno show, altri uno sforzo notevole, ma tardivo. Salvo eccezioni, il disgusto è la nota predominante. Ancora non sembra ci sia abbastanza coraggio per pensare che il peggio sia passato. Coahuila è devastata: e la fogna si sta aprendo solo ora. Basta dare uno sguardo ai giornali locali del giorno, la cui notizia principale è: ‘Javier Villarreal, rapito dai naros‘.

    Villarreal era il tesoriere del precedente governo statale, presieduto da Humberto Moreira, che ora è esiliato in Spagna, mentre il suo vecchio collaboratore si consegnò all’agenzia Antidroga degli Stati Uniti (Dea) e collabora ora ad un caso sul riciclaggio del denaro sporco che minaccia di smascherare ancora una volta la ‘narcopolitica‘ messicana.

    Ciò che invece riconoscevano i critici dell’operazione speciale diretta dal viceprocuratore Juan José Yáñez Arreola era l’impiego di un’apparecchiatura di geolocalizzazione di alta tecnologia e inoltre l’esistenza di un laboratorio mobile per processare man mano le informazioni che ottenevano gli investigatori.

    Leobardo Ramos, uno dei medici che ha diretto l’ispezione forense, è rispettato a Piedras Negras. In tutti i luoghi in cui sono andati, lo specialista e la sua squadra hanno fatto il loro lavoro, mentre la Marina perquisiva il paese, l’Esercito vigilava su entrate e uscite, e la polizia federale e statale cercava funzionari e ex funzionari per raccogliere le dichiarazioni. L’inconveniente è che gli avvenimenti sui quali si sta indagando sono accaduti tre anni fa, nel migliore dei casi, e solo alcuni degli interrogati hanno fiducia nel fatto che le prove siano convincenti.

    Uno dei luoghi di Piedras Negras che il reparto della Procura passò in rassegna fu il Centro di Reinserimento sociale, famoso a livello nazionale per la fuga di 129 carcerati alla fine del 2012. Secondo alcuni testimoni, all’interno di questa prigione gli Zatas crearono varie ‘cucine’ .

    Allende - Barili usati come forni crematoriAlcuni agenti ipotizzano che l’uso di questo metodo di sterminio è aumentato a partire dal 2010, dopo il ritrovamento di 72 migranti fucilati e abbandonati in un hangar di San Fernando, Tamaulipas, e l’esumazione di decine di resti in altre fosse clandestine che misero la regione sotto la lente internazionale. In questo modo, per evitare lo scandalo nato da questi ritrovamenti, i gruppi criminali decisero di incrementare l’uso di barili di diesel per non lasciare traccia di nessuno dei loro massacri.

    L’imprenditore Mauricio Fernández Garza, quando ancora era sindaco di San Pedro (Nuevo León) fu uno dei primi personaggi della politica a parlare di ciò che stava succedendo. Nell’interrogatorio fatto a fine 2011 lo raccontò così: “Io vengo a conoscenza di avvenimenti attraverso sindaci, miei amici contadini, gente che dice: ‘Sono arrivati e sono entrati in elicottero e hanno ammazzato tutti’. E questo non esce mai su nessun mezzo di comunicazione. Di questi casi ne conosco moltissimi: alla frontiera, a Tamaulipas…miei amici le cui proprietà sono state interessate da importanti interventi dell’Esercito. Dai, l’unica cosa che direi: non metto in dubbio questi interventi, l’unica cosa che dico è che non c’è informazione a riguardo. Credo che ciò che viene fuori è quello che non si può evitare che esca. Da moltissime cose di cui vengo a conoscenza, anche in Nuevo León sembra che abbiano ucciso un’infinità di gente. Non so se sia vero o no, ma un sindaco mi disse; ‘Ascolta, ci hanno chiesto, da non so dove, un bulldozer per sotterrare cadaveri di un’operazione del governo federale’.

    Che sia vero o no non lo sto mettendo in dubbio, semplicemente sto parlando di cose che mi tocca ascoltare. In un ranch di un mio amico in cui è successa la stessa cosa: sono entrati in elicottero e sostanzialmente hanno ucciso tutti. Non hanno lasciato né cadaveri né cartucce. Si stanno facendo operazioni – eccome se si stanno facendo – ma molto di quello che succede non si sa.

    Inoltre all’interno dello stessa criminalità organizzata c’è una grande quantità di vittime, per le loro stesse dispute interne: li mettono nell’acido e li fanno scomparire, o li sotterrano, o spariscono, o cose del genere. Di queste cose neanche si sa niente. Allora, se tu mi dicessi: sono 50 mila i morti ufficiali, credo che sia facile che si stia parlando di 250mila morti, dico per dire. Credo che sia qualcosa come 5 a 1, tra quelli della criminalità organizzata di cui non si sa niente e quelli del governo che ugualmente non si conoscono.

    Anche se non ho nessun elemento per dirti perché, semplicemente dalle cifre che conosco: ne uccidono 30-40, secondo i racconti dei sindaci (di Nuevo León), da qui andando verso la frontiera. A China, o a General Bravo, non ricordo quale dei due, il sindaco mi disse: ‘Non andare negli Stati Uniti, questo fine settimana ci sono stati 30 morti, 20 il fine settimana scorso’, e sui media locali di Nuevo León non è uscito niente. E se ci sono stati 50 morti e basta, o 250mila, che è più di quanto stimo io, è uguale. Non è con i morti che il paese esce da questa situzione”.

    Anche altri sindaci della regione mi hanno raccontato situazioni simili, ma hanno chiesto di non diffondere le loro testimonianze almeno finché non fossero morti o fossero giunti tempi più sicuri in zona, cosa che vedono molto lontana. Come dice Fernández Garza, questi massacri non sono usciti sui mezzi di comunicazione, ma non perché i giornalisti locali ignorassero ciò che succedeva. Sapevano ciò che stava accadendo, ma aprire un’inchiesta giornalistica, o peggio ancora pubblicarla significava l’esilio o la sepoltura per le persone coinvolte.

    Ripassiamo con un collega di Piedras Niegras le diverse forme in cui la mafia aveva minacciato colleghi della zona perché non informassero su ciò che stava accadendo. Una lunga e deprimente lista che non si leggerà in questa cronaca.

    Anche se tutte le raccomandazioni ci dicevano di non farlo, dopo mezzogiorno andammo via da Piedras Negras accompagnati da due camion blindati del Gruppo di Armi e Tattiche Speciali. Il ‘Gate‘ è una chiacchierata corporazione di élite creata dal nuovo governatore di Coahuila, Rubén Moreira, e da un gruppo di imprenditori locali. Si tratta di agenti senza volto né identità che hanno il privilegio di agire con la stessa durezza dei gruppi illegali che combattono.

    Il Gate ci accompagna ai tre ranch che furono presi dagli Zetas nel 2011 per tenere prigioniere e far sparire decine di persone. Si trovano fuori dal centro urbano di Allende (Coahuila). Il viaggio è di solo 60 chilometri tra bellissimi alberi di noci.

    Il paese dalla sorgente

    Allende (Coahuila) oggi lo chiamano ‘Springfield’ perché l’amministrazione municipale che iniziò il suo mandato a gennaio del 2014 dipinse di giallo la presidenza e i principali edifici pubblici, come il chiosco della piazza e la Casa della Cultura. In spagnolo Springfield significa ‘campo di primavera’ o ‘campo delle sorgenti’. Reynaldo Tapia, il sindaco del paese, dice che non gli piacciono ‘I Simpson‘ e che oltretutto non è del Pdr, il cui colore ufficiale è il giallo. Tapia è il padrone di più di venti casse di prestito e milita nel Pri. Dice che hanno dipinto di giallo il paese perché ‘è il giallo è il colore della forza’.

    Giallo è solitamente anche il colore delle escavatrici come quelle che gli Zetas utilizzarono per abbattere le case del centro. Venerdì 18 marzo 2011, circa 50 pickup guidati da soldati del narcotraffico hanno fatto irruzione a Allende. Secondo le testimonianze rilasciate alla task force, gli uomini armati avevano una lista di indirizzi di case, negozi e ranch che dovevano saccheggiare e distruggere, e addirittura con un documento hanno avvisato il sindaco di allora, Sergio Lozano Rodriguez, del Pan. Una delle residenze devastate si trova giusto di fronte alla presidenza municipale e di fronte alla casa del politico c’è un’altra delle case prese d’assalto. La sua amministrazione non ha fatto nulla mentre si consumava il massacro.

    I commandos arrivavano agli indirizzi e prendevano in ostaggio chiunque fosse presente. E portavano via gli oggetti di maggior valore, come soldi e gioielli. Poi lasciavano che i vicini e gli altri abitanti del paese rubassero quello che restava. C’era gente che portava via dai maceti ai frigoriferi. Uno dei casi che tutti ricordano è quello di un coltivatore che portò via un elegante salatto di pelle nera, che fu costretto a mettere sotto un albero, perché la sua mansarda era troppo piccola per contenerlo.

    Ranch Allende, MessicoUna volta terminato il saccheggio, gli Zetas demolivano le case. La polizia municipale partecipò tanto all’attacco quanto al saccheggio: “Ho visto anche gente elegante dirigere le macchine”, ricorda uno degli intervistati. Nel giro di una settimana, i resti delle case distrutte nel centro di Allende erano ammassati da tutte le parti. Si vedevano ovunque blocchi di cemento grigi e travi di acciaio piegate e annerite dal fuoco. In nessuna delle case distrutte fu opposta resistenza agli spari e nessuno ricorda di aver presenziato alle esecuzioni.

    “La verità è che si sentirono soltanto le granate e qualche esplosione, ma non si vide mai un cadavere, né si sentirono spari. Tutti quelli che portarono via dalle case erano vivi, ma dopo non si è saputo più niente di loro, fino ad ora” – mi spiega uno degli intervistati, la cui testimonianza fu presa anche dal reparto speciale

    - Dove posso trovare qualcuno che mi racconti dei familiari scomparsi?

    - A chiunque di qui domandi ti dirà che ha un familiare o un amico scomparso da quel momento. Questo è un piccolo paesino.

    - Quante persone scomparvero?

    - Si parla di 300 persone, ma credo siano di più. E’ stato un caos. Qui la gente non vuole ricordare ciò che è successo.

    - Perché tanto accanimento?

    - Tutta colpa di due persone: ‘Luis García e Héctor Moreno, che rubarono il denaro degli Zetas. La cosa peggiore è che loro due se ne stanno tranquilli negli Usa come testimoni protetti.

    Luis García Gaytán fa parte della famiglia Garza che un centinaio di anni fa arrivò da Lampazos (Nuevo León) e mise radici a Allende. I Garza non erano una famiglia ricca, ma vivevano bene grazie alla buona quantità di terra che possedevano e lavoravano. Nei ranch dei Garza furono portate le persone rapite nel paese nel marzo del 2011. Héctor Moreno Villanueva, invece, appartiene a una famiglia che fece molti soldi con una fabbrica di ghiaccio e dopo con una piccola linea di trasporto regionale.

    Per lo meno dal 2008 García Gaytán e Moreno Villanueva iniziarono a lavorare con gli Zetas. Nel 2011 entrambi erano arrivati tanto in alto da raggiungere livelli importanti nel traffico di cocaina verso gli Usa attraverso Eagle Pass, città nordamericana confinante con Piedras Niegras. Ma all’inizio del 2011 entrambi ruppero con la banda.

    Ranch Allende - MessicoE il 18 dello stesso mese, per vendicarsi, i loro vecchi soci presero il paese del quale entrambi erano originari per distruggere tutte le proprietà e uccidere familiari, amici e finanche i loro dipendenti. Decine di persone il cui cognome è Garza, Gaytán, Moreno e Villanueva vennero portare al ranch che si trova al chilometro nove della strada tra Allende e Villa Union. Portarono via anche badanti, cuochi, donne di servizio, muratori e allevatori di galli che lavoravano per le loro famiglie. Questi ranch dei Garza, secondo le indagini della Procura, diventarono un campo di sterminio in cui gli Zetas uccisero i prigionieri per poi bruciarli di nascosto nei barili di diesel.

    Chiunque portasse questi cognomi era a rischio. Compresa l’agente del ministero pubblico locale, Blanca Garza – che non è un familiare di José Luis Garza – e che fu costretta ad andare via per un periodo. Molti dei parenti di Garza Gaytán e Moreno Villanueva riuscirono a scappare e ora vivono negli Usa. Un anno e mezzo dopo, uno di loro, Sergio Gaza, decise di tornare a Allende. Aprì un negozio di vestiti. Due settimane dopo fu ucciso insieme a suo figlio.

    Da marzo del 2011 fino a febbraio di quest’anno, il paese ha convissuto con le rovine delle quasi 40 case abbattute.

    Alcuni giovani videro nella tragedia un’opportunità di business e diedero inizio al ‘Tour delle case distrutte’, spiegando agli stranieri ciò che era accaduto. I ragazzi un giorno furono trovati con un colpo in testa. La macchina della morte non ha smesso di lavorare.

    - Ma come è possibile? Come è potuto succedere? Come si è potuto permettere una cosa del genere? – domando a uno degli abitanti.

    - Se questa gente si mette in testa di uccidere tutti gli abitanti, non succede niente. Il paese si trovava totalmente senza protezione.

    Il reparto della Procura cominciò a fare un censimento della devastazione. Il conto ufficiale delle case attaccate nel centro di Allende, fino all’inizio di febbraio 2014 – senza contare ranch e case fuori dalla rotonda – è di 29 proprietà. In alcuni casi, le persone che compaiono come proprietari sono dei presunti prestanome della famiglia Garza Gaytán e Moreno Villanueva.

    Il massacro

    Ci lasciamo alle spalle il centro di Allende e prendiamo la strada provinciale diretti a Villa Unión. All’altezza del chilometro nove prendiamo una strada sterrata. Da questo momento entriamo nella terra della famiglia Garza. Qualche chilometro più avanti troviamo la prima costruzione, proprietà di Luis Garza Garza: una casa di cinque stanze color crema e verde, semidistrutta. Dentro una luce polverosa che illumina pietre, vetri rotti e erbacce che crescono tra le carte vergate con il nome della famiglia Garza Garza. Sotto il portico una piscina terrosa che dà una sensazione di stravaganza e tristezza in mezzo alla pianura solitaria. Prima di essere rasa al suolo, questa era la casa in cui abitavano sette adulti e tre bambini che poi sparirono. Dietro alla costruzione della casa i resti di una cantina della quale sono stati rubati anche gli alti soffitti di lamiera.

    Il ranch successivo sulla strada è quello di Jesús Garza Garza. La casa dove viveva il bovaro ha le pareti principali con un buco come finestra. Solo la metà di un granaio accanto alla casa è rimasto in piedi. Uno del Gate ispeziona il posto e dice che sembra essere stato abbattuto con un missile.

    - Un rocket? domando

    - Si, da queste parte ci hanno lanciato contro anche missili. Ma anche così non sono riusciti ad averla vinta.

    - Si è trattato di un combattimento?

    - No. Ci tesero un’imboscata lì, all’entrata di Allende, da dove siamo appena passati.

    pali-alta-tensione-messicoContinuiamo a camminare. Il Gate indossa un’uniforme mimetica del deserto, insieme alle loro AR-15 e i giubbotti antiproiettile. All’improvviso si inginocchia per guardare da vicino la cenere. “Credo che qui cucinassero”, dice, indicando un angolo del granaio. “Per questo dopo incendiarono tutto, perché non restasse neanche una traccia di sangue, né altro”. Nonostante questo, il ranch che sta analizzando la Procura è il terzo, quello di proprietà di Rodolfo Garza Garza. Mentre ci avviciniamo al posto, il persistente suono dei cavi di alta tensione delle torri che sono state alzate nel bel mezzo del niente genera maggiore insicurezza. A circa 30 metri di distanza dalla costruzione principale appaiono delle montagne di bidoni di diesel da 20 litri vuoti e decine di cerchioni, usati per facilitare la combustione. Queste è il materiale impiegato dai criminali per far sparire le proprie vittime. Nel 2013, un soldato degli Zetas raccontò al corrispondente di guerra, Jon Lee Anderson, il modo in cui funzionano questi posti: “JLA: Questa storia del diesel non sono riuscito a capirla mai del tutto. Gli danno fuoco o il diesel da sé finisce per corrodere il corpo?

    “Z: Si. Ti buttano nel barile e con una bottiglia di venti litri ti iniziano a bagnare. Così cominciano a buttare nel barile il liquido e pezzo per pezzo sparisci. Il tutto dura circa una mezz’ora, alla fine della quale di te non resta niente.

    “JLA: Ti consumi….

    “Z: Del tutto. Ti buttano altro diesel se si spegne la fiamma. Quando vedi che si sta spegnendo il fuoco buttano un altra latta di olio e così te ne vai…La prima volta che sono stato coinvolto in una cosa del genere, non riuscii a mangiare carne rossa né pollo perché hanno lo stesso odore, quasi lo stesso, di quello che si sente passando accanto ad un ristorante o un luogo dove vendono pollo arrosto. Mi resi conto che il pollo cotto ha lo stesso odore di una persona.”

    Ottocento chili di cocaina

    Anche se Juan Alberto Cedillo, corrispondente della rivista ‘Processo’ in questa zona aveva sentito voci che la rottura all’interno degli Zetas era la ragione per la quale Allende era stata rasa al suolo nella primavera del 2011, fino ad aprile del 2013 non aveva confermato nei dettagli l’accaduto. Il 18 aprile andò a Austin, Texas, per partecipare al giudizio a vari membri degli Zetas. Mario Alfonso Cuéllar, che era stato uno dei principali operatori della banda della zona, dichiarò alla corte texana che Miguel Ángel Treviño, leader conosciuto come Z-40 aveva ordinato la sua morte perché credeva che stesse passando informazioni alla Dea sul traffico della cocaina da Piedras Negras. In realtà, chi lo stava facendo erano Héctor Moreno Villanueva e José Luis Garza Gaytán, due prestanome, che avevano aderito al programma testimoni. Sia Moreno Villanueva che Garza Gaytán aiutavano Cuéllar a trafficare tra i 500 e gli 800 chili di cocaina al mese destinati al mercato degli Stati Uniti – il paese più cocainomane del mondo – attraverso Eagle Pass, Texas. Il prezzo di un chilo in questa zona sta circa intorno ai 20mila dollari, per cui il guadagno stimato era di 16 milioni di dollari, dei quali dieci se ne andavano per pagare i venditori colombiani, i costi del trasporto e le mazzette alle autorità di diversi paesi, principalmente quelle messicane. Il guadagno netto dell’organizzazione era di 6 milioni di dollari al mese solo in questo punto della frontiera.

    A marzo del 2011, Cuéllar, Moreno e Garza lasciarono gli Zetas senza queste entrate e probabilmente anche nei mesi successivi. Tutto questo proprio nel momento più acuto della guerra messa in atto dalla banda dell’ultima lettera contro il Cartello del Golfo per il controllo mafioso delle città di frontiera del nordest messicano. Una guerra che esigeva che gli Zetas avessero a disposizione un flusso di risorse. Il traffico che passa da Piedras Negras era uno dei pochi punti stabili, giacché nelle altre città di transito (Nuevo Laredo, Reynosa e Matamoros) era complicato lavorare a causa dei costanti scontri con la banda rivale e le autorità che non erano riusciti a corrompere.
    Tutto questo sfociò nell’attacco indiscriminato contro familiari, amici e lavoratori di Garza Gaytán e Moreno Villanueva, principalmente ad Allende, anche se anche a Piedras Negras e a altri municipi della regione delle Cinque sorgenti gli attacchi non mancarono.
    Dagli Stati Uniti, Moreno Villanueva si scontra – attraverso il suo account Facebook – con i suoi vecchi soci, che fecero tabula rasa delle sue proprietà e buona parte della sua famiglia a Coahuila. E’ solito scrivere cose come questa sulla sua bacheca: “Lunga vita ai mie nemici affinché possano vedere la mia gloria”.
    Il giorno in cui Miguel Ángel Treviño, Z-40 fu arrestato, scrisse: “L’alberello è caduto”. Recentemente ha diffuso sulla sua bacheca una nota di Juan Alberto Cedillo pubblicata sulla rivista “Processo” con il titolo ‘Coahuila: alla ricerca dei desaparecidos: ‘operazione fallace’, e dopo ha scritto questo commento: “Chi permise questo fu Humberto Moreira, governato del Pri di Coahuila e non mandò mai aiuti alle Cinque Sorgenti, lasciandole nelle mani del crimine organizzato e della polizia accondiscendente con questo”.
    Il giorno dell’amore
    esercito-giorno del soldato MessicoUna settimana dopo l’operazione speciale della Procura, l’amministrazione municipale di Allende decise di anticipare il ‘Giorno del Soldato‘, che in Messico si celebra ufficialmente il 19 febbraio. La data scelta perché approdassero nella piazza principale 300 soldati della legione militare dell’Esercito messicano, è stata il 14 febbraio, ‘Giorno dell’amore e dell’amicizia’. I militari fecero una piccola sfilata di fronte alla presidenza municipale dipinta di giallo, ascoltarono il discorso di ringraziamento delle autorità locali e nel giro di un’oretta tornarono al loro quartier generale a Muzquiz.
    Nel 2011, durante il massacro della popolazione, il battaglione della 14esima legione militare arrivò troppo tardi. Quando finalmente arrivarono, i ranch della famiglia Garza già erano stati abbandonati dagli Zetas. Fu allora che i militari occuparono la palestra del paese come quartier generale provvisorio. Dopo un anno la abbandonarono. Ora questa vecchia palestra-quartier generale sta per trasformarsi in un capannone industriale nel quale si dipingono le tute arancioni che usano i tipi che percorrono la Ribereña e le tute ignifughe di cui hanno bisogno gli operai che lavoreranno allo sfruttamento del gas di scisto della regione.
    In un fioraio del paese, mentre mette insieme rami di rose e composizioni più sofisticate con altri fiori, una donna vittima dell’assedio non sembra entusiasta dell’operazione. Suo marito fu uno dei muratori che costruì la casa di José Garza Gaytán e solo per questo fu preso e fatto sparire il 18 marzo del 2011. “Suppongo che sarà morto. Allora girava voce che li avessero ammazzati nel ranch dei Garza. La gente che passava di lì dice che ci fosse cattivo odore”, racconta e inizia a piangere.
    La fiorista non ha mai presentato denuncia formale, come nessuno dei familiari delle persone sparite da queste parti. In realtà, sono poche le persone del nordest del Messico che sono arrivate a denunciare formalmente la sparizione dei propri familiari. La paura sia nei confronti delle autorità che dei gruppi criminali gliel’ha impedito.
    Coloro che lo fanno cercano di fare in modo che sia attraverso “Forze Unite per i nostri desaparecidos di Coahuila e Nuevo León, o “Cittadini per l’appoggio della lotta per i diritti umani”, organizzazioni civili che hanno cercato di far venire allo scoperto questa barbarie.
    - Che bello che siano venuti (i funzionari del reparto della Procura), ma sinceramente non mi cambia molto – dice la fiorista che ha perso suo marito.
    - Perché? – domando.

    - A grandi linee, tutto questo non è finito. Quelli continuano a girare da queste parti.

    Secondo altre testimonianze raccolte, l’uomo che diresse il massacro della primavera in questo paese con la sorgente si chiama Gabriel Zaragoza e lo chiamavano Comandante Flacaman. Nel 2012, Comandante Flacaman venne assissinato a San Luis Potosì dai suoi stessi compagni, durante un’altra faida interna.

    Degli altri esecutori non si sa niente. Tanto meno dei funzionari che permisero questo massacro.

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014...rcos-i/967941/
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014...cos-ii/969182/
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014...os-iii/991004/


    Fatti che sembrano provenire dal peggiore medioevo, dove i warlords spadroneggiano in diverse parti del Messico...

  18. #70743
    ale#12
    ospite

    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    (AGI) - Genova 19 mag. - Mugolii, gemiti, nudita' in trasparenza al di la' di un vetro smerigliato. Un amplesso, consumato in un ufficio soprastante e confinante con l'aula della Corte d'assise di Genova, ha costretto il presidente Anna Ivaldi ad interrompere un processo per omicidio volontario. E' successo il 28 aprile scorso, quando si stava celebrando il processo per uno degli imputati del delitto del clochard Yassin Mahmod, marocchino 40enne conosciuto come Nana', trucidato il 2 febbraio 2013 durante una lite per futili motivi nei giardini di Brignole. Fasi finali del processo, il pm Sabrina Monteverde pronta a fare le richieste di pena, ma nell'aula irrompono gli inconfondibili rumori di un rapporto sessuale. Avvocati e giudici guardano in alto e vedono, in trasparenza, i corpi nudi di due persone. Il giudice interrompe l'udienza e manda l'ufficiale giudiziario a controllare: due dipendenti del tribunale vengono sorpresi sul fatto. Per loro ora si profila un procedimento disciplinare.
    Oltre, naturalmente, alla "gogna" della chiacchiera: da giorni nei corridoi del tribunale di Genova non si parla d'altro. (AGI) .

  19. #70744
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di Marlborough's
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Citazione Originariamente Scritto da Moloch Visualizza Messaggio
    è per non far sentire inadeguata la base
    Moloch, in sign facci stare anche quel tizio cinquestelle con quel nome...quello cadaverico coi denti marroni per capirci, starebbe d'incanto

  20. #70745
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Citazione Originariamente Scritto da Lo Zio Visualizza Messaggio
    poco ci manca che i magrebinz ci caghino dentro per concimare
    Maghrebinz Zio, maghrebinz

  21. #70746
    Chiwaz
    ospite

    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    'binz

    e siamo a posto.

  22. #70747
    Moloch
    ospite

    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Citazione Originariamente Scritto da Marlborough's Visualizza Messaggio
    Moloch, in sign facci stare anche quel tizio cinquestelle con quel nome...quello cadaverico coi denti marroni per capirci, starebbe d'incanto
    no politica, lukkettina

  23. #70748
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di Marlborough's
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Citazione Originariamente Scritto da Moloch Visualizza Messaggio
    no politica, lukkettina
    Peccato, perché ci stava come l'anice stellato sulla casina di pan di spezie

  24. #70749
    TeoN
    ospite

    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    Sto radunando gente varia del forum, aggiungetevisi chi voglia venire.

    Si, ho secondi fini palesi nella cosa

    http://www.***************.it/forum/...-provincia-est
    Ultima modifica di TeoN; 22-05-14 alle 11:27:32

  25. #70750
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    Predefinito Re: TITANIC (il transatlantico del BS)

    conflitto di interessi

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