Per favore non chiamateli “boy scout”
In questi giorni, alla tenuta di San Rossore — una meravigliosa riserva naturale nel pisano — si sta tenendo il campo fisso della Route Nazionale dell’Agesci, cioè un grande evento di 4 giorni che raccoglie più di 30.000 scout provenienti da tutta Italia.
In quanto ex scout sto seguendo con interesse l’evento, principalmente attraverso Camminiamo Insieme, il blog dell’Agesci aggiornato da un’equipe di ragazzi con foto e reportages di quanto sta avvenendo al campo.
L’evento ha ricevuto una copertura mediatica marginale (e mi va benissimo), almeno fino a quando al campo non sono arrivate “le autorità”: un buon numero di ministri e autorità, poi Laura Boldrini e infine Matteo Renzi.
Ed è allora che le testate giornalistiche si sono scatenate, riportando con titoloni e virgolettati solo battute, aneddoti, e fatti decontestualizzati.
Ovviamente le testimonianze di altre persone, più o meno famose, passano più che in secondo piano. I volti dei 30.000 ragazzi non vengono mai mostrati, né soprattutto le loro voci ascoltate. Eppure i protagonisti sono loro!
Questo odioso clima, unito a un po’ di cose più o meno belle che leggo in giro sui social in questi giorni, mi ha portato a scrivere queste quattro righe, sperando che non diventino otto e che possano aiutarmi a sfatare qualche mito e a raccontare un po’ come vanno le cose.
Tiro al piccione
Pesco da internet, in cinque minuti trovo che: sono dei cretini. Dei baciapreti. Degli esaltati. Dei fascisti. Degli sfigati. Dei buonisti. Dei paramilitari. Limitati. La rovina dell’Italia.
Guardateli, disprezzateli un po’ anche voi! Maledetti scout!
In realtà gli scout sono dei ragazzi. Trovo inutile, stupido e dannoso cercare di etichettare un gruppo che conta 170 mila iscritti con una sola parola.L’Agesci è un’associazione ampia, varia, che comprende tante storie e tante realtà. Un grande gruppo di persone che decide di stare insieme e fare cose perché crede che quei valori e quella storia siano belli e facciano crescere e diventare buoni cittadini e buoni cristiani.
La cosa bella dello scoutismo, per come l’ho vissuto io, è questa: che ti fa andare sempre a fondo nelle cose, di qualsiasi situazione si tratti, prima di dare un giudizio. Ciascuno può formulare il proprio, perché non è mai imposto, ma è chiamato ad esprimerlo e motivarlo, e a confrontarsi con gli altri. Un po’ il contrario di ciò che fa chi critica, spesso.
Q&A
Disclaimer
Qualsiasi entità, con un numero ragionevolmente alto di persone, contiene statisticamente qualche cattivo esempio. Preso atto di ciò, provo a dare le linee guida ufficiali, che sono poi anche le pratiche adottate dal 99,99% degli aderenti.
Q: “Hanno la divisa, sono degli esaltati militari!”
A: Anche le squadre di calcio hanno la divisa, per essere riconoscibili e perché orgogliosi di essere parte di un gruppo che fa cose insieme.
Noi preferiamo chiamarla uniforme, perché uniforma, ma non divide. E permette alle persone delle realtà dove operiamo di sapere chi siamo.
Gli scout sono inoltre fortemente nonviolenti: se ogni persona ne conoscesse almeno un’altra in ogni nazione del mondo, le guerre non potrebbero esistere. Ed è proprio su questo presupposto che si basano i grandi incontri internazionali, come il Jamboree, il Roverway ed il RoverMoot.
Q: “Gli scout sono fascisti!”
A: La prendo lunga. Parto dalle Aquile Randagie, un gruppo di scout milanesi che continuò l’attività clandestinamente durante il Ventennio, anche a costo di venire malmenati dalle squadracce. Scout che hanno rischiato tutto, con l’operazione OSCAR, per aiutare dei perseguitati politici o per cause religiose a fuggire in Svizzera attraverso le montagne.
Lo scoutismo porta allo sviluppo di una coscienza critica, a pensare con la propria testa e a saper sempre scegliere la buona strada. Oggi gli scout cercano di portare questa testimonianza collaborando con associazioni come Libera!, sviluppando progetti di commercio sostenibile etc.
Q: “Gli scout fanno il lavaggio del cervello ai ragazzi!”
A: Per inculcargli cosa, esattamente? La propensione al servizio, a farsi vicini agli ultimi? Uno spirito di buona cittadinanza, di responsabilità, di coscienza critica? Il rispetto delle persone e dell’ambiente? Allora forse sì, l’Agesci fa il lavaggio del cervello. Non fosse che nessuna di queste cose è imposta, mai, ma proposta dialogicamente. Ci si siede in cerchio e si parla liberamente. Ed ognuno è libero di entrare ed uscire dal gruppo.
Q: “Gli scout fanno le scampagnate nei boschi invece di fare cose serie?”
A: L’attività all’aria aperta è un pilastro dello scoutismo, è vero. Si fanno anche un buon numero di gite sulle montagne, è vero.
Ma probabilmente non sono molte le associazioni giovanili che propongono esperienze di servizio in realtà difficili (carceri, case di accoglienza per disabili o donne sfruttate), in missioni internazionali (Africa, Romania), catastrofi naturali (L’Aquila, provincia di Modena). E questa è solo una breve lista di cose che io o miei amici abbiamo fatto negli ultimi cinque anni. Il mondo del servizio è vastissimo: si potrebbe tranquillamente moltiplicare questa lista per mille.
(Anche se purtroppo non comprende l’attraversamento pedonale di gentili vecchine).
Q: “Gli scout sono dei chiesaroli baciapile”
A: Lo scoutismo in generale, anche quello aconfessionale, crede che nell’uomo sia insita una ricerca di una dimensione di spiritualità, e che sia un tratto importante nella personalità di un uomo.
L’Agesci, come Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, crede che sia importante trasmettere ai ragazzi i valori ed il messaggio del Vangelo cristiano.
Anche questo aspetto, come tutti, viene proposto, non imposto.
Conosco molti ragazzi che sono sempre andati agli scout pur con tutti i loro dubbi riguardo alla Chiesa e a Dio. È prima di tutto un’occasione per parlarne, per sentire testimonianze di persone che sulla fede hanno costruito la loro vita.
Q: “L’Agesci non accetta capi omosessuali!”
A: Quello dell’omosessualità è un tema delicato, un tema che sta evolvendo lentamente all’interno della Chiesa. Come per ogni problematica, però, se ne parla insieme. Riporto dal documento. L’Agesci non ritiene che l’omosessualità sia una forma di malattia o di depravazione. Le comunità capi accolgono le persone come sono e per ciò che fanno, indipendentemente dall’orientamento sessuale. Restano comunque dubbi per quanto riguarda l’identificazione di ruolo durante lo sviluppo dei ragazzi. Il dibattito è aperto, insomma.
Q: “Gli scout fanno gli ambientalisti e poi distruggono la riserva di San Rossore!”
A: Purtroppo fare un raduno di tante persone ha sempre un impatto. Prendi qualsiasi grande festival musicale, ad esempio. L’organizzazione però ha fatto di tutto per ridurre l’impatto della presenza dei ragazzi, evitando sprechi di acqua, utilizzando solo saponi naturali e biodegradabili, limitando le zone fumatori, definendo percorsi di cammino precisi. Le altre Route Nazionali, pur sempre in parchi naturali, non hanno avuto nessun impatto permanente o grave.
Q: “Sì ok ma perché devono mettersi sempre i pantaloncini? Non hanno freddo?”
A: In realtà, a parte condizioni climatiche davvero estreme, i pantaloncini non sono male. Alla fine le ginocchia, che sono la parte più esposta, sono poco sensibili al freddo. I pantaloncini sono comodi per fare attività, sono robusti e si lavano bene. Ovviamente nessuno vieta di mettere i pantaloni lunghi, ma molti preferiscono quelli corti proprio per una ragione di comodità.
Inoltre è disponibile la variante pantagonna per le signore, che, meno fornite di peluria termoisolante, di inverno talvolta mettono delle calze spesse sotto ai pantaloni.
Q: “Col cavolo che i ventenni stavano a San Rossore senza i soldi dei genitori!”
A: Il contributo dei genitori è sempre importante. Ma educare i ragazzi lo è molto di più. Lo scoutismo ha tra i suoi principi quello dell’autofinanziamento, cioè diverse attività, preparate e curate dai ragazzi, volte a raggranellare (parte del) gruzzolo necessario alle attività.
È brutto essere veniali, ma tutto ha un costo. I mezzi di trasporto, le tende, il cibo, l’equipaggiamento. Però ci si viene incontro. L’uniforme consiste in camicia, pantaloncini e maglione. A patto che siano più o meno del colore giusto, ce le si può procurare come si ritiene.
Agesci ha stretto dei contratti con fornitori certificati, che assicurano buoni prezzi, ottima qualità e accordi di lavoro etico con i fornitori, perciò spesso la scelta più ovvia è rifornirsi negli spacci regionali. Circa 90€ l’uniforme. La mia ce l’ho da 7 anni. Fa 13€ l’anno. Poi sacco a pelo, zaino, ecc. Tutte cose che prese una volta, restano. E ci si aiuta, ci si passano i maglioni piccoli e gli zaini che non si usano più.
Fare gli scout costa probabilmente molto meno della maggior parte degli sport ed attività. Ed arricchisce tantissimo.
E se una famiglia non può proprio permetterselo, almeno nel mio gruppo, il gruppo paga i campi al ragazzo, nella massima discrezione.
Questo succede alle gite di classe? Ai ritiri sportivi?
Q: “Gli scout sono un po’ degli sfigati.”
A: C’hai ragione.
Critiche all’associazione
Oh, ne ho anch’io, eh.
Anzitutto riguardo ai megaeventi come questo, che anche se offrono occasioni molto belle di incontro, forse un po’ si perdono alcuni aspetti dello scoutismo. Anche se non lo so per certo, perché non ci sono.
E poi l’organizzazione, a volte forse un po’ troppo rigida, coi comitati centrali spesso lontani dai ragazzi, dal fango.
Poi riconosco come sia difficile parlare di scoutismo in generale. Sono diecimila storie diverse, tante persone che, a modo loro, cercano di vivere una stessa cosa.
In conclusione
Secondo me si può criticare, è giusto farlo. Però bisogna anche conoscere la realtà di cui si parla. Il 95% delle critiche che sento fatte allo scoutismo sono critiche di chi non sa di cosa parla, o di chi ha avuto un’esperienza personale (purtroppo) negativa e che la generalizza.
Credo che sia ora di smetterla di dire “boy scout”, che suona riduttivo, perché esclude quelli un po’ grandicelli, e sessista, perché esclude le ragazze. Che suona distante, come chi gli scout li ha visti solo in qualche filmetto americano.
Chiamateli esploratori, guide, rover e scolte, cittadini consapevoli, ragazzi con la testa al cielo e i piedi per terra, semplicemente scout.
Sono orgoglioso di avere fatto parte di questa associazione e, in un futuro prossimo, di avere la possibilità di diventare capo ed educatore.
Credo che lo scoutismo, con le sue associazioni in tutto il mondo, sia una grande opportunità di incontro, di conoscenza e scambio fra giovani di culture diverse. Un’esperienza semplicemente unica. Lo credo perché lo ho provato sulla pelle, e di questo voglio dare testimonianza.
(:
Filippo