la recensione di Braid mi ha fatto veramente venire voglia di provarlo.
esiste una demo? è significativa o da solo uno scampolo di gioco?
la recensione di Braid mi ha fatto veramente venire voglia di provarlo.
esiste una demo? è significativa o da solo uno scampolo di gioco?
volevo ribadire che l'idea di mostrare il gioco del prossimo numero è molto saggia![]()
Ultima modifica di PACO_06; 09-07-09 alle 10:06:00
Finalmente l'ho preso. Ho dato una prima sfogliata, numero molto interessante![]()
Ho controllato, non sono iosei il Villa?![]()
Ah, sì: versione liscia per me, ovviamente![]()
Ho installato stasera Universe At War insieme alla patch consigliata su TGM e,che dire...il gioco sembra davvero fantastico sperando che la patch abbia risolto tutti i problemi con i comandi che si evidenziarono nella demo![]()
Non ho ancora letto l'editoriale, e magari mi farà cambiare idea, tuttavia ciascuno di noi vive quotidianamente con abitudini o stili di vita che in un qualche modo egli stesso cerca di definire univocamente, al fine di puntellare la propria identità. Tu stesso hai un nick che in un qualche modo richiama alla mente una serie di caratteristiche associate alle parole "bardo" e "internauta". Con questo NON voglio dire che l'etichetta esaurisca quello che tu hai voluto comunicare con la scelta del tuo nick, ma per approssimazione le persone che prestano attenzione alle parole, un'idea se la sono fatta.
Con termini come casual, hardcore o conscious non si possono identificare univocamente degli stili di gioco o delle modalità con le quali ci si approccia sistematicamente al videoludo, tuttavia sono sinonimi di un'approccio "mentale" al gioco. E quell'etichetta (ovvio che il discorso riguarda qualunque forma di habitus) serve non solo agli altri, ma anche a te stesso per permettere un processo di legittimazione identitaria senza la quale nessuno (forse sono esenti solo gli illuminati) riesce a vivere.
Ciascuno di noi (chi più chi meno) è inserito in una sovra struttrazione di senso. Nessun essere umano (nemmeno Tarzan) ne è esente.
Il processo, come credo tu sappia bene, può essere minimizzato con un esempio:
Sono Italiano -> figlio -> maschio -> etero -> sposato -> interista -> appassionato di vg -> fumatore -> lettore assiduo di fantascienza -> amante degli spazi aperti -> collezionista di console e vg -> amo nuotare -> laureato -> etc. etc.
Tutte queste cose, unita alla percezione che di queste ne abbiamo, formano un qualcosa di molto simile alle etichette sui vestiti (cotone 70%, lana 20%, poliestere 10%, lavare a 30° in lavatrice, non stirare, made in china, marca Levis)
Ultima modifica di il Cinese; 12-06-09 alle 09:16:34
Letto ieri sera l'editoriale, veramente bello; complimenti al Silvestri. Questo mese mi è piaciuto molto, personalmente mi ha dato da riflettere![]()
una perplessità:
nel TGM after mi accorgo spesso che i voti riportati alla fine dell'articolo sono diversi a quelli effetivamente dati
ex: crysis warhead aveva preso 80, ma su questo numero avete scritto 84
why?
Mio errore, convinto avesse preso 84.
preso poco fa la rivista e devo dire che, effettivamente, non avrei trovato la pubblicità di Stalker se non l'avessi cercata
parlo da profano di grafica ma da profano penso che, se ci fosse stato un bordo tipo quello della copertina della rivista, si sarebbe visto di più![]()
Sia chiaro, non sostengo si debba rapportarsi al videogioco, o a qualsiasi altra cosa facendo a meno delle etichette. Come sostieni anche tu - e condivido - non potremmo vivere senza.quell'etichetta (ovvio che il discorso riguarda qualunque forma di habitus) serve non solo agli altri, ma anche a te stesso per permettere un processo di legittimazione identitaria senza la quale nessuno (forse sono esenti solo gli illuminati) riesce a vivere.
Ciò che lamento è l'abuso.
Le etichette, in ambito creativo (come lo il videoludo, la musica e quant'altro), sono uno strumento utile, tanto al linguaggio quanto al mercato, ma dannatamente incline alla degenerazione. Dando loro un peso tutt'altro che strumentale, esse finiscono per generare sentimenti di fazione che non sempre coincidono con lo spirito critico ed il gusto di chi si relazione con l'oggetto catalogato (nel nostro caso, il videogioco).
Battaglie "ideologiche" quali metallari vs. punk, metallari vs. emo, classica vs. resto del mondo, o nel nostro caso casual vs. hardcore, penso non siano il manifesto di una scelta identitaria, di una convinzione dettata dal gusto (o comunque non solo questo), quanto piuttosto un modo per sentirsi speciali, un ripetersi di quell'odioso "noi vs. loro" che io credo in generale non giovi a nessuno.
Stabilire se un gioco sia casual o hardcore può anche avere senso, generare discorsi interessanti come quello del Silvestri (che per l'appunto non parte da basi di fazione), ma il rischio è che caricando di eccessiva importanza tali etichette, si finisca per generare una forma mentis nell'appassionato/consumatore che porti inevitabilmente l'industria a lanciare sul mercato giochi che siano o l'una o l'altra cosa, lasciando poco spazio a titoli più trasversali e personali.
Quante volte sentiamo lamentele circa la mancanza di originalità dei giochi? Eppure siamo noi stessi, con la nostra pigrizia mentale (io per primo eh), fomentata a parer mio anche da un modo di ragionare sclerotizzato dall'abitudine (e le etichette a parer mio alimentano tale fenomeno), a contribuire affinché le cose vadano in un certo modo.
I giochi originali non esistono fuori o dentro la nostra mente?
P.S. grazie per il tuo intervento, ormai disperavo di poter trovare uno spunto di discussione
P.P.S mi ha incuriosito l'etimologia del mio nickname che hai trovato. Io gli davo un significato diverso, ma devo ammettere che la tua spiegazione mi è piaciuta![]()
oh ma avete sentito che esce GamesVillage 1° numero? ma lol
e che ci sarebbe allegato?
http://www.gamesvillage.it/news/news/detail[n=15633].html
Penso che non tutti vedano il diverso come nemico... Io ritengo di essere un giocatore sufficientemente consapevole, tuttavia non mi sento in conflitto con un ToSo o un SS che fanno lunghissime sezioni di WoW o di un Adso che lo immagino al supermercato mentre simula un fps cercando le strategie migliori per asfaltare gli altri utenti...Le etichette, in ambito creativo (come lo il videoludo, la musica e quant'altro), sono uno strumento utile, tanto al linguaggio quanto al mercato, ma dannatamente incline alla degenerazione. Dando loro un peso tutt'altro che strumentale, esse finiscono per generare sentimenti di fazione che non sempre coincidono con lo spirito critico ed il gusto di chi si relazione con l'oggetto catalogato (nel nostro caso, il videogioco).
Li vedo come miei simili, perquanto la mia assiduità non possa essere paragonabile alla loro... Non so se mi sono spiegato correttamente.
P.S.Sta diventando un'abitudine...
Contenuto non disponibile (cit.)oh ma avete sentito che esce GamesVillage 1° numero? ma lol
e che ci sarebbe allegato?
http://www.gamesvillage.it/news/news/detail[n=15633].html![]()
x qualche strana ragione non l'ha messo nel link...[details]ecc
comunque l'è sto QUI
Già meglio![]()
D'accordo con te, ma penso tu sia anche consapevole di essere un'eccezione in un oceano di opinioni spesso faziose, spicciole e insofferenti alla diversità...Penso che non tutti vedano il diverso come nemico... Io ritengo di essere un giocatore sufficientemente consapevole, tuttavia non mi sento in conflitto con un ToSo o un SS che fanno lunghissime sezioni di WoW o di un Adso che lo immagino al supermercato mentre simula un fps cercando le strategie migliori per asfaltare gli altri utenti...
Li vedo come miei simili, perquanto la mia assiduità non possa essere paragonabile alla loro... Non so se mi sono spiegato correttamente.
Perché la faccenda casual vs hardcore ci sta così a cuore, in fondo? Perché abbiamo bisogno di delimitare il campo, stabilire i confini, definire cosa è uno e cosa è l'altro?
E' un esercizio accademico, di interesse squisitamente "intellettuale" o è un altro modo per creare un noi vs. loro che vede l'appassionato integerrimo, il reduce degli 80s, l'orgoglioso colleziona-esperienze opporsi alla superficialità della casalinga, del collega d'ufficio, della ragazza che passa i pomeriggi sui giochini di Facebook?![]()