Gli americani pazzi per escort e trans: da Harvard un encomio a Ezio Mauro
In attesa che a Novella 2000 venga assegnato il prossimo premio Nobel (ancora incerto se lo guadagnerà per la letteratura o per la fisica), a incassare un grande trionfo internazionale è il direttore di Repubblica Ezio Mauro. Il lavoro d’inchiesta del suo giornale-partito-feuilleton – così solerte nell’investigare sotto le lenzuola altrui e nel rivolgere domande forbite alle Patrizie D’Addario e ai trans Natalì – è stato finalmente premiato in uno dei grandi templi del sapere, naturalmente liberal, l’università di Harvard.
Proprio così: la Harvard Kennedy School, «prestigioso centro di formazione del personale di governo», - e la Nieman foundation for journalism at Harvard si sono addirittura unite di fronte a un compito tanto arduo e alla fine hanno assegnato a Mauro un encomio ufficiale.
Evidentemente, secondo i guru d’Oltreoceano, portare alla ribalta escort e transessuali è pericoloso almeno quanto fare i giornalisti di guerra: merito del super-direttore, infatti, è stato proprio «il coraggio con cui Repubblica ha insistito nelle sue pagine affinché il governo renda conto ai cittadini, poiché il ruolo della stampa è quello di esigere questa accountability», ossia la «responsabilità». A dire il vero, il testo dell’encomio tralascia il fatto che la crociata di Repubblica non è incentrata affatto sulla «responsabilità del governo», ma sulla vita privata del premier, in particolare nella sua camera da letto.
Ma tant’è. Del resto, osserva da migliaia di chilometri di distanza l’onniscente ateneo di Harvard, in Italia stiamo vivendo «in un momento di grave pericolo per la libertà di stampa». In fondo, potrebbe essere un semplice problema di satellite: forse da quelle parti alla tivù non ricevono i programmi di Santoro, Floris, Dandini eccetera. O forse li ricevono anche lì, li guardano a bocca aperta e poi giustamente si preoccupano per noi italiani.