se non erro,la conversazione avvennte tra peppone e don camillo e verteva sul fatto di festeggiare la vittoria e rendere omaggio ai caduti. peppone fece quella tiritera, ma poi andò ad omaggiare il fratello caduto in un altro paese![]()
Oibo, sta cosa del fratello non la ricordo nemmeno io, percolpa vostra adesso mi devo tirare fuori tutti i libri di guareschi ve possino
Ve possino alla seconda, mi avete fatto venir voglia di rileggere guareschi anche a me
FEBBRRRAAAAAAAAAAAAAAHHH.
Spoiler:
AUTUNNO
Nel pomeriggio del giorno tre, comparve in canonica Barchini, il cartolaio-tipografo.
«Nessuno ancora» disse Barchini. «Si vede proprio che hanno intenzione di non fare niente.»
«C'è ancora tempo» obiettò don Camillo. «Non sono neanche le quattro.»
Barchini scosse il capo.
«Corto che sia il testo, mi ci vogliono sempre tre ore per comporlo. Poi c'è la correzione e poi la stampa. A stampare col torchio, un foglio alla volta, è un macello. Potete essere sicuro, don Camillo. Caso mai mando ad avvertirvi.»
Per prudenza don Camillo aspettò ancora un'ora. Poi, non avendo avuto nuove del Barchini, si infilò la palandrana e andò in municipio. Il sindaco, naturalmente, non c'era e allora puntò deciso sull'officina di Peppone e qui trovò il sindaco intento a rifare la vite a un bullone.
«Buona sera, signor sindaco.»
«Qui non c'è nessun sindaco» rispose l'altro con malgarbo, senza neppure alzare gli occhi dal suo lavoro. «Il sindaco sta in municipio. Qui c'è soltanto il cittadino Giuseppe Bottazzi che, mentre gli altri vanno a spasso, si rompe il filo della schiena per guadagnarsi il pane.»
Don Camillo non si scompose:
«Giusto» ribatté. «Si potrebbe allora chiedere un favore al cittadino Giuseppe Bottazzi, o è arrivato l'ordine dal Comintern che il compagno Peppone deve comportarsi da villanzone anche fuori servizio?»
Peppone interruppe il suo lavoro.
«Sentiamo» borbottò sospettoso.
«Ecco» spiegò con bel garbo don Camillo. «Bisognerebbe che il cittadino Giuseppe Bottazzi fosse tanto gentile da dire al compagno Peppone che, quando incontra il signor sindaco, lo preghi di mandare al parroco don Camillo una copia del manifesto che il Comune ha fatto stampare in occasione del quattro novembre, perché don Camillo vorrebbe affiggerlo all'albo del suo ricreatorio.»
Peppone riprese a lavorare.
«Dite al signor parroco che all'albo del suo dopolavoro ci appiccichi la fotografia del Papa.»
«C'è già» spiegò don Camillo. «Adesso mi occorrerebbe una copia del manifesto per il quattro novembre, così domani potrò leggerlo ai ragazzi e spiegare il significato della data.»
Peppone sghignazzò:
«Guarda un po'! Il reverendo che sa il latino e ha studiato dei libri di storia di mezzo quintale l'uno ha proprio bisogno che il meccanico Peppone, il quale ha fatto la terza elementare, gli dia le idee per spiegare il quattro novembre! Mi dispiace ma stavolta vi è andata male. Se credevate di potervi divertire assieme a tutta la vostra pretaglia in borghese
spiegando l'analisi logica dei miei errori di grammatica, vi sbagliate».
«Sbagli tu» protestò calmo don Camillo. «Io non ho nessuna intenzione di divertirmi cercando errori di grammatica nello scritto del meccanico Peppone. Io voglio semplicemente chiarire ai miei ragazzi quello che pensa la più alta autorità del paese sul quattro novembre. Io, parroco, parlando del quattro novembre, voglio essere d'accordo con te, sindaco. Perché esistono alcune cose nelle quali tutti dobbiamo essere d'accordo. Qui non è questione di politica.»
Peppone conosceva perfettamente don Camillo e gli si piantò davanti, coi pugni sui fianchi.
«Don Camillo: diamole un taglio alla poesia e veniamo al sodo. Lasciate stare la storiella del manifesto da appiccicare all'albo e ditemi cosa volete da me.»
«Non voglio niente. Desidererei sapere se il manifesto per il quattro novembre l'hai già fatto o non l'hai fatto. Se
non lo hai fatto sono qui io per aiutarti a buttarlo giù.»
«Grazie del pensiero gentile! Ma il manifesto non l'ho fatto e non lo farò!»
«Ordine dell'Agit-prop?»
«Ordine di nessuno!» gridò Peppone. «Ordine della mia coscienza e basta! Il popolo ne ha piena l'anima di guerre e di vittorie. Il popolo sa benissimo cosa sono le guerre senza bisogno di esaltarle con discorsi e proclami.»
Don Camillo scosse il capo.
«Sei su una strada sbagliata, Peppone. Qui non si tratta di esaltare una guerra. Si tratta di rendere un omaggio di ri-
conoscenza a coloro che in quella guerra hanno sofferto e ci hanno rimesso la pelle.»
«Balle! Con la scusa di ricordare i morti e le sofferenze, si fa della sporca propaganda militarista, guerraiola e monarchica! L'eroismo, il sacrificio, quello che muore buttando la stampella dietro al nemico in fuga, le campane di San Giusto, Trento e Trieste, il Grappa, la Sagra di Santa Gorizia, il Piave che mormorava, il bollettino della Vittoria, gli immancabili destini: tutta roba che puzza di monarchia e di regio esercito e che serve soltanto per montare la testa ai giovani e a far propaganda al nazionalismo e all'odio contro il proletariato. Perché salta fuori l'Istria, la Dalmazia, le foibe, Tito, Stalin, il Comintern, l'America, il Vaticano, Cristo, i nemici della religione, eccetera fino ad arrivare al punto che il proletariato è il nemico della patria e quindi bisogna rifare l'impe-ro!»
Peppone, via via che parlava, si era accalorato e gesticolava come se tenesse un comizio. E quando ebbe finito, don
Camillo disse con calma:
«Bravo Peppone: sembri un articolo completo dell' Unità. A ogni modo rispondi alla mia domanda: non fai niente
per la Vittoria?».
«Per la vittoria ho già fatto un sacco di naja e questo basta! Mi hanno portato via a mia madre che ero ancora un ragazzo, mi hanno ficcato in una trincea, mi hanno riempito di pidocchi, di fame e di sporcizia. Poi mi hanno fatto marciare di notte, sotto l'acqua, con una tonnellata di roba sulla groppa, mi han fatto andare all'assalto mentre venivano giù pallottole come grandine, mi hanno detto che mi arrangiassi quando sono rimasto ferito. Ho fatto il facchino, il becchino, il cuciniere, l'artigliere, l'infermiere, il mulo, il cane, il lupo e la iena. Poi mi hanno dato un fazzoletto con su l'Italia, un vestito di cotonaccio, un foglio con scritto che avevo fatto il mio dovere e io sono tornato a casa per andare a implorare lavoro da quelli che si erano fatti i milioni alle spalle mie e di tutti gli altri disgraziati!»
Peppone s'interruppe e levò solennemente l'indice.
«Questo è il mio proclama» concluse. «E se volete finirlo con una frase storica, metteteci in rosso che il compagno
Peppone si vergogna di aver combattuto per arricchire questa porca gente e oggi sarebbe soltanto orgoglioso di poter dire:
«Sono stato un disertore!»
Don Camillo tentennò il capo.
«Scusa tanto» chiese. «Perché nel '43 sei andato in montagna?»
«E cosa c'entra?» gridò Peppone. «Questa è tutta un'altra cosa. Qui non mi ha mica comandato Sua Maestà di andarci! Ci sono andato di mia spontanea volontà. E poi c'è guerra e guerra!»
«Capisco» borbottò don Camillo. «Per un italiano combattere contro avversari politici italiani è sempre una cosa più simpatica.»
«Non dite fesserie, don Camillo» urlò Peppone. «Io quando ero lassù non facevo della politica. Io difendevo la patria!»
«Come?» esclamò don Camillo. «Mi pareva d'aver sentito che parlavi di patria.»
«C'è patria e patria» spiegò Peppone. «Quella del '15-'18 era una patria, quella del '43-'45 era un'altra.»
Volete la seconda parte?
Guareschi
propaganda clericale e reazionaria!![]()
Io tifavo per peppone![]()
Magnifico Guareschi. Attuale e graffiante molto più di tanti recenti scribacchini
E' scoppiato il consiglio comunale di Lecco![]()
politicamente, una strage.
Tutti col grande centro?
si leccano le ferite?![]()
la canalis ha baciato clooney. eccone un'altra![]()
Gnappo, possibile che Berlusconi + scarlattina non abbia ancora prodotto niente?![]()
Oggi mi è venuto in mente che tutta la vicenda marrazzo + escort ha decisamente riportato molto in auge un grandissimo meme:
![]()
Melzo, in tre chiedono di abortire
il primario urla in corsia: "Assassine"
"Assassina, sta uccidendo suo figlio", ha urlato Leandro Aletti, responsabile di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Melzo (Milano) e noto antiabortista, simpatizzante di Comunione e liberazione, a ciascuna delle tre donne, dai 27 ai 36 anni, che avevano scelto quella struttura pubblica per abortire
di Ilaria Carra
Avevano deciso di abortire. Ma una volta all’ospedale, per gli accertamenti preliminari all’interruzione di gravidanza, il primario, obiettore di coscienza, le ha umiliate nel corridoio del reparto, davanti al personale e alle degenti. «Assassina, sta uccidendo suo figlio», ha urlato Leandro Aletti, responsabile di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Melzo e noto antiabortista, simpatizzante di Comunione e liberazione, a ciascuna delle tre donne, dai 27 ai 36 anni, che avevano scelto quella struttura pubblica per abortire.
L’aggressione verbale è riportata nella denuncia per ingiuria presentata al giudice di pace di Cassano d’Adda: «Il primario, noto antiabortista, ci ha insultate e diffamate — denunciano le donne — offendendo il nostro decoro e arrecandoci un danno morale». Dopo due rinvii, a dicembre si terrà l’udienza sul caso. Anche se entrambe le parti stanno cercando un accordo per evitare di arrivare al processo. Con il primario che, sebbene il suo avvocato Mario Brusa parli di un «fraintendimento tra le parti», sarebbe pronto a firmare una lettera di scuse e chiarimenti per archiviare l’accaduto. La direzione sanitaria ha già presentato le sue scuse.
Sotto accusa è anche la procedura che prevede di compilare la cartella clinica, preliminare all’aborto, in un atrio lungo la corsia del reparto. Pratica a cui nella struttura, si dice, si ricorre quando la sala visite è occupata, ma che in sostanza comporta la violazione della privacy delle donne. «Mentre iniziavamo il colloquio con il medico di turno venivamo accostate dal primario che ci aggrediva con insulti ad alta voce — si legge nel ricorso — così tutti i presenti venivano edotti della ragioni della nostra presenza nel reparto rendendo di pubblico dominio una scelta delicata e assolutamente personale».
Un episodio «lesivo della nostra dignità», tanto che una delle tre donne sarebbe stata anche identificata da una conoscente che passava di lì. «Le muove l’umiliazione subita in un momento delicato che nessuna donna affronta a cuor leggero», commenta l’a vvocato delle denuncianti, Ilaria Scaccabarozzi. La direzione dell’o spedale di Melzo precisa che in tema di accoglienza a chi vuole abortire «la paziente viene sottoposta alla raccolta dei dati sanitari e di degenza all’interno degli spazi deputati come previsto dal regolamento sulla privacy».
Ilaria Scaccabarozzi non è male come nome![]()
Scaccabarozzi da quelle ( queste ) parti e' molto comune t'assicuro![]()
CL![]()
RICERCA ISTAT SUL SECONDO TRIMESTRE 2009
Reddito lordo in calo di 11 miliardi
Si riduce anche la propensione al risparmio, scesa dello 0,4% rispetto al trimestre precedente
ROMA - Il reddito lordo a disposizione delle famiglie italiane, consumatori e micro-imprese, è calato di 11 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2009. È quanto emerge da un'indagine dell'Istat che, fornendo dati non destagionalizzati, si riferisce al secondo trimestre del 2009, e analizzati sulla base degli ultimi trimestri. Secondo l'Istat insieme al reddito si riduce anche la propensione al risparmio che è scesa dello 0,4% rispetto al trimestre precedente.
CALO ANCHE NEL RISPARMIO - Lo studio dell'Istat, che si riferisce al secondo trimestre del 2009 confrontato con il periodo luglio 2008-giugno 2009, dice anche che la propensione al risparmio degli italiani ha subito così il primo calo dopo una crescita iniziata nel primo trimestre del 2008. Nello stesso periodo, invece, la spesa delle famiglie per consumi finali si è ridotta solo dello 0,5%. Sempre secondo l'Istat il potere d'acquisto delle famiglie è calato, in linea con il reddito, registrando una riduzione dell'1% a livello congiunturale e dell'1,2% a livello tendenziale. In valori assoluti il potere d'acquisto si è ridotto di quasi 9 miliardi di euro (passando da 886,491 miliardi del primo trimestre del 2009 a 877,631 miliardi del secondo trimestre). A confronto il reddito lordo disponibile è invece sceso di 11 miliardi (da 1.094,634 miliardi a 1.083,80.
Eccola la fine del tunnel... ma tanto l'anno prossimo le affidabilissime previsioni sul pil dicono ci sarà una ripresa
Ah P.S.: non c'è "quasi" niente che odio più dei talebani della vita...
abbassassero il prezzo della 500d sarei piu' propenso a consumare![]()
se abbassano contemporaneamente anche quella della 450D...![]()
quoto in pieno.
Ognuno è liberissimo di scegliere il proprio mestiere. Ha scelto di fare il ginecologo e di lavorare in una struttura pubblica pagato coi soldi del SSN ? bene....DEVE offrire tutte le prestazioni indicate dal SSN....aborto incluso.
Altrimenti o cambia mestiere o va in una clinica privata![]()
se ne parlava giusto ieri.
approvato al consiglio dei ministri il ddl sull'università. adesso il voto spetta alle camere
http://www.repubblica.it/2009/01/sez...forma-cdm.html