Il direttore entra in casa. Apre con le sue chiavi, mentre di solito suona: l’ora tarda lo sconsiglia. Saluta la scorta, comunicando come sempre l’orario per l’incontro della mattina successiva. Il caposcorta, con un cambio di abitudini insolito che si rivela probabilmente provvidenziale, per il percorso verso l’auto sceglie le scale anziché l’ascensore. Mentre scende, appena girato l’angolo per imboccare la prima rampa, si imbatte in un uomo che indossava scarpe da ginnastica, pantaloni bianchi, una lunga camicia grigio verde con delle tasche e delle mostrine sulle spalle,
una camicia simile a quelle usate dall’esercito.Quasi volesse farsi “riconoscere” da uno spioncino. Con buona probabilità, quello della casa del direttore, anche se ovviamente ogni ipotesi resta aperta. Alla vista dell’agente della scorta, l’uomo estrae all’improvviso un’arma, secondo le prime e disordinate testimonianze una pistola simile alle Beretta. Tenta di aprire il fuoco. Mira alla testa, per uccidere. L’arma però si inceppa mentre la scorta risponde al fuoco lanciando subito l’allarme. Vengono esplosi
tre colpi che, stando all’assenza di tracce nel giroscala, non raggiungono il bersaglio. L'uomo è riuscito a fuggire anche perché il condominio ha diverse uscite. Il resto della scorta si precipita in casa. Belpietro viene chiuso dentro. Il capo degli agenti, dopo aver visto la morte a un millimetro, trova la forza di coordinare le ricerche e di raccontare l’accaduto al direttore.
Intanto parte la caccia all’uomo per le vie circostanti.