NAPOLITANO GRAZIA UN MEDICO E UN EX POLIZIOTTO
ROMA - Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano
ha concesso la grazia a Salvatore Piscitello, settantottenne medico in pensione, condannato a oltre 6 anni di reclusione per aver ucciso a Roma, nel giugno 2003, il figlio autistico dopo averlo assistito per decenni, esasperato dalla impossibilità di gestirne l' assistenza e dai gravi atti di violenza compiuti dal giovane nei confronti dei familiari. L'atto di clemenza è stato controfirmato stamani dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella.
Piscitello - sottolinea una nota del ministero della Giustizia - aveva costituito anche un fondo a favore del figlio nel caso in cui il medico fosse morto anzitempo. L'anziano p si trova attualmente in libertà a causa delle gravi condizioni di salute che ne rendono incompatibile la detenzione. La tragedia familiare avvenne nel giugno del 2003, a Roma. Sergio Piscitello, 39 anni, sordomuto e con problemi psichici, fu ucciso dal padre Salvatore con un colpo di revolver regolarmente detenuto. L' omicidio avvenne in presenza della madre, insegnante in pensione, che aveva assistito per tutta la giornata a violenti litigi tra il marito e il figlio: le discussioni - raccontò la donna - erano da anni ricorrenti e dovute sempre a futili motivi. (ANSA).
GRAZIA ALL'EX POLIZIOTTO IVAN LIGGI Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha concesso la grazia a Ivan Liggi, agente della polizia stradale condannato a 9 anni e 8 mesi di reclusione per l' omicidio di Giovanni Pascale, un automobilista che nel 1997 a Rimini tentò di sfuggire al controllo di polizia. L'atto di clemenza è stato controfirmato stamani dal ministro della Giustizia Clemente Mastella.
L'istanza di clemenza - sottolinea una nota del ministero della Giustizia - era stata presentata da Liggi nel 2005, ed era accompagnata da oltre tredicimila firme di cittadini ed appoggiata anche da parlamentari di entrambi gli schieramenti politici, da diversi consigli comunali e provinciali dell'Emilia Romagna. Trentaquattro anni, Liggi ha sempre sostenuto che il colpo sparato durante l'inseguimento di un automobilista, nel febbraio del 1997, gli partì accidentalmente. La Cassazione confermò la sua condanna a 9 anni e 5 mesi di carcere per omicidio volontario, pena che ha cominciato a scontare il 16 ottobre 2004. Lo scorso ottobre, grazie all'indulto, ha avuto la possibilità di accedere al lavoro esterno, e quindi di uscire dalla mattina alla sera per lavorare come commesso alle vendite in una concessionaria di moto a Cesena, di cui è titolare un suo amico d'infanzia.
IVAN LIGGI: FRASTORNATO E FELICE
"Sono frastornato ma felice. La speranza di tornare definitivamente libero l'ho sempre avuta, e da oggi è una realtà. Ringrazio mio padre che mi è sempre stato accanto, la mia famiglia, tutti coloro che in questi anni si sono battuti per me". E' commosso e quasi ancora incredulo Ivan Liggi, l'ex poliziotto cesenate che ha ottenuto la grazia dal Presidente della Repubblica e che è appena uscito dal carcere di Forlì. Il giovane, che anche questa mattina si era presentato al lavoro nella concessionaria di moto gestita da un suo amico (era stato ammesso al lavoro esterno durante le ore diurne dal 23 ottobre), è già tornato a casa a Cesena, in auto, accompagnato dal papà Natale.
PISCITELLO: IL SUO UN ATTO DISPERATO
Salvatore Piscitello, medico in pensione, aveva 76 anni quando uccise il figlio Sergio, di 39 anni, sordomuto e con problemi psichici, mentre dormiva nel suo letto dopo aver ingerito alcuni calmanti. Il 13 giugno 2003 Piscitello prese la pistola, un revolver calibro 38, e sparò due volte. La madre di Sergio, Elvira Cella, ex insegnante di lingue in un noto liceo romano, confermò questa versione ai carabinieri, sostenendo di aver sentito i colpi di pistola. Sergio Piscitello, quando non usciva accompagnato dai genitori, aveva solo un bar della zona e una vicina edicola come luoghi di svago. Il disabile era tenuto periodicamente in osservazione da assistenti sociali. "Con una tragedia è finita la mia tragedia" commentò all' epoca Salvatore Piscitello, al momento dell' arresto per l' accusa di omicidio aggravato.
L'uomo non fu rinchiuso immediatamente in carcere, il pm titolare dell' inchiesta, Adriano Iasillo, considerando l'età del medico e il suo stato di prostrazione psicologica, dispose lo stato di detenzione extracarceraria in ospedale. Il sentimento in cui maturò l'omicidio fu la disperazione,l'impotenza nel vedere il proprio figlio malato fin dalla nascita e la consapevolezza scientifica di non potere fare nulla per invertire il corso della malattia. Sergio Piscitello era affetto da autismo e aveva frequenti crisi di aggressività chesfociavano in atti di violenza. Quello che angosciava Salvatore Piscitello era soprattutto sapere che dopo di lui e sua moglie nessuno si sarebbe potuto prendere cura del figlio. La coppia ha un'altra figlia, anche lei medico, che vive in un'altra città.