
Originariamente Scritto da
Martin Eden
No, non sono di destra, nemmeno di sinistra, trovo limitante la classificazione in destra e sinistra in politica. Ho amici leghisti, ho capito quanto gli stereotipi e fare dell'erba tutto un fascio sia un male italiano (e non ). Esistono pure gli ignoranti e cafoni, non lo metto in dubbio, ma dipingere un personaggio come una macchietta non è il massimo, specialmente per un film che si vuole definire "uno specchio dell'Italia" naturalista. Il problema di Virzì è che parla per frasi fatte, spiega troppo allo spettatore ( dio mio la frase finale "avete scommesso sulla rovina dell'Italia e avete vinto") e parla di un suo "non ambiente" e non ne sa nulla. Pasolini si faceva i giretti tra i proletari e studiava attentamente la sua classe borghese, nascevano film come Accattone e Salò. Dirigeva con la consapevolezza di avere assorbito l'ambiente sociale e di descriverlo con realtà e senza usare personaggi macchietta.
Tutta questa manfrina su Pasolini per dire che certi registi dovrebbero parlare di ciò che compete o almeno studiare la realtà attorno a loro. Virzì in quasi tutti i suoi film parla per sentito dire, ci sono vari esempi : gli operai che ascoltano Dickens (ho lavorato in varie fabbrica, si parla di fica e calcio, oppure ci si lamenta dei capi) , un figlio depresso che ritrova se stesso quando capisce che la madre era una santa, i suoi classici personaggi ingenui che la fanno sempre, una Caterina sarebbe diventata un puttanone e drogata in quella società.
Vero esistono gli stereotipi, ma bisogna metterli in scena con intelligenza e intuito, non farli diventare delle volgari macchiette che ho visto in milioni di fiction italiane. Il film perde di forza quando vuole mostrare una realtà che non compete al regista, anzi direi è un problema di molti registi italiani ( a parte Garrone e Sorrentino) parlare dall'alto dei loro troni e dai loro milioni, cercare di dirigere dei film al di fuori della loro realtà o compentenza. Come se Fellini ai suoi tempi al posto di parlarli della sua vita da Vitellone, dei suoi sogni e manie si fosse dato allo spaghetti western. Questa è la sensazione che mi provoca Virzì ad ogni suo nuovo film.
Io nella Grande Bellezza ho visto pochi stereotipi, molti personaggi potrebbero esserlo, ma sono trattati con intelligenza. Bisogna dire che è merito pure di una regia e fotografia superiore al Capitale Umano.
Un enorme pregio del film di Virzì è avere sulla carta una buona sceneggiatura, ma per me ampiamente sprecata nelle sue mani. Grosso peccato, idee c'erano, ma è mancata la mano o comunque la voglia di andare oltre dei personaggi schematici.